Coordinatore territoriale
SDS ZONA PISANA
Rete Locale
SDS Pisa,
SDS Alta Val di Cecina - Valdera,
SDS Empolese Valdarno Valdelsa,
Provincia di Pisa,
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pisa.
Attività, osservazioni e caratteristiche dell’azione svolta nel territorio provinciale pisano dagli operatori di Arnera Cooperativa Sociale Onlus e dell'Associazione DIM donne in movimento, in coordinamento con la Segreteria Tratta.
L’unità di strada (progetto Sally People) contatta le persone che si prostituiscono nei Comuni di Pisa, San Giuliano e Vecchiano dal 2000, attraverso tre uscite settimanali, due dedicate alle donne (lunedì mattina e martedì sera) ed una dedicata alle persone trans (mercoledì pomeriggio). Pur essendo il fenomeno diminuito dagli inizi degli anni 2000, l’équipe incontra in media 30 persone ad uscita, e si stima a Pisa una presenza di oltre 250 persone che si prostituiscono in strada.
Le nazionalità prevalenti su questo territorio sono brasiliana, nigeriana e rumena, ma sono coinvolte anche albanesi, ungheresi ed alcune russe. In strada le operatrici parlano con le persone promuovendo la salute individuale e collettiva, invitando le persone ad accedere gratuitamente ai servizi sanitari, distribuendo condoms e materiale informativo su tematiche sanitarie e legali.
Il lavoro continua poi in luoghi diversi dalla strada in base ai bisogni e alle richieste emerse durante il contatto diretto: il giovedì è dedicato agli accompagnamenti al Consultorio, il mercoledì al medico di base, e in base al calendario le visite specialistiche o l’avvocato. Vengono inoltre organizzati colloqui che riguardano problematiche di salute importanti oppure difficoltà legate alla normativa sull’immigrazione, alla ricerca di un lavoro, oppure alla richiesta di fuoriuscita dalla violenza e dalla criminalità.
Nell’ultimo anno si è andata consolidando la presenza di ragazze nigeriane che si prostituiscono vicino alla stazione di Pontedera: i numeri del fenomeno non sono allarmanti e si declina in maniera un poco diversa dalla classica prostituzione di strada. L’unità di strada attivata a Pontedera agisce con la stessa metodologia e tenendo presenti gli stessi obiettivi dell’intervento pisano, con una cadenza però più diluita a causa delle minori presenze.
Nel 2017 sono state conosciute in totale 17 ragazze, con una media di presenze in strada di 3 ad uscita.
Lo sportello gestito dall’Associazione DIM è un centro polifunzionale di servizi che svolge attività di ascolto, counselling, orientamento ai servizi del territorio, consulenza legale gratuita in materia di immigrazione. Offre inoltre assistenza a donne vittime di violenza, tratta e/o sfruttamento, oltre che a lavoratrici e lavoratori in condizione di grave sfruttamento.
Due aperture settimanali, il martedì ed il venerdì in orario 10.30-12.30, sono espressamente dedicate ai colloqui con potenziali vittime di tratta, con funzione di valutazione dei requisiti art.13 L. 228/2003 e art 18 d.lgs. 286/1998 e degli indicatori di tratta, orientamento sulla fuoriuscita dallo sfruttamento e successivo eventuale invio in strutture di accoglienza dedicate. Lo sportello è in rete con le Forze dell’Ordine, con i servizi pubblici e del privato sociale che si occupano di marginalità e immigrazione, oltre che con i CAS e lo SPRAR delle Provincia di Pisa e di Livorno.
Su richiesta degli enti gestori possono essere organizzati sia per il personale, che per le ospiti, incontri di orientamento all’art. 18 D.lgs 286/98 ed al relativo programma di protezione sociale. Su richiesta del Servizio sociale colloqui di identificazione formale possono essere organizzati anche presso le strutture di accoglienza per MSNA. Su invio del Numero Verde Antitratta Regionale, inoltre, vengono svolti colloqui di consulenza e di identificazione presso la Commissione Territoriale per il Riconoscimento Della Protezione Internazionale di Firenze - Sezione di Livorno. Lo sportello è sito a Pisa, in via Italo Possenti, 24/a. E’ possibile accedervi liberamente, ma al fine di attivare una idonea mediazione linguistica culturale, è preferibile prendere appuntamento telefonando al n° 050 503852.
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Sportello di ascolto Pisa
via Italo Possenti, 24/a.
E' preferibile prendere appuntamento telefonando dal martedì ed il venerdì in orario 10.30-12.30 al n° 050 503852
I colloqui avvengono anche presso le strutture CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) e la RETE SAI (Sistema accoglienza Integrazione)
Gli operatori antitratta qualificati forniti da coop. Arnera e da ass.ne DIM svolgono colloqui per l’identificazione di potenziali vittime di tratta o grave sfruttamento, su richiesta di altri servizi afferenti al Terzo Settore, Forze dell’Ordine, Commissioni Territoriali per Richiedenti Protezione internazionale, o su richiesta diretta o mediata della persona vittima di tratta o grave sfruttamento. Le due équipe inoltre promuovono attività di sensibilizzazione e formazione sui temi della tratta e dello sfruttamento lavorativo. Inoltre, oltre all’attività di consulenza e di identificazione, su invio del numero verde regionale, i due enti forniscono personale qualificato a svolgere colloqui di identificazione formale delle potenziali vittime di tratta individuate, in corso di intervista, dalla Commissione Territoriale per il riconoscimento della Protezione Internazionale di Firenze - Sezione di Livorno. L’obiettivo del colloquio è anche quello di informare le potenziali vittime sui servizi offerti dal sistema antitratta. Dopo il colloquio viene redatta per la Commissione Territoriale una prima relazione ad un mese dal colloquio. Una seconda relazione viene inviata dopo quattro mesi dal colloquio, in caso la persona segnalata abbia proseguito i colliqui presso lo sportello di ascolto. Le Relazioni vengono inoltrata al NVT, che si occupa del loro inoltro alla Commissione Territoriale.
Sul territorio pisano sono attive tre strutture di accoglienza: - Struttura d’accoglienza per uomini maggiorenni vittime di tratta e/o grave sfruttamento, sita nel comune di Pontedera . La struttura può ospitare fino a 6 uomini, provenienti dal tutto il territorio nazionale, con i quali l’equipe di lavoro condivide un percorso individualizzato di protezione e sostegno, mirato al raggiungimento dell’autonomia della persona, intesa come capacità e possibilità di decidere della propria vita. Fondamentale è la possibilità di poter acquisire strumenti, quali ad esempio la lingua, la conoscenza delle procedure per la richiesta di permesso di soggiorno o qualunque altro documento, la consapevolezza dei diritti come cittadini e come lavoratori, le dinamiche del mondo del lavoro; la padronanza di questi strumenti daranno alla persona la possibilità di decidere come proseguire il suo percorso migratorio. - Due strutture di accoglienza per donne per la realizzazione di programmi di protezione sociale ex art 18. Le struttura sono ad indirizzo segreto e possono ospitare fino a 12 persone. Il programma di protezione sociale, mirato al raggiungimento dell’autonomia della vittima, prevede tutela della salute (rilascio STP, screening sanitari, rilascio tessera sanitaria), consulenza legale, attività mirate al conseguimento del permesso di soggiorno, rilascio documenti di identità, alfabetizzazione, orientamento al lavoro, attività mirate all’inserimento socio-lavorativo (corsi di formazione, stage e tirocini extracurriculari), sostegno nella ricerca di una soluzione abitativa autonoma. Nell’ottica di favorire la fuoriuscita delle vittime la Regione Toscana ha stanziato finanziamenti ad hoc per la realizzazione di progetti mirati al sostegno dell’autonomia da realizzarsi congiuntamente al servizio sociale territoriale. Al termine del percorso residenziale è inoltre possibile una presa in carico territoriale, per supportare la vittima nelle prime fasi dell’autonomia
Gran parte del percorso educativo è volto a sostenere la persona nella ricerca attiva di un impiego, e nell’accompagnamento, laddove necessario, nell’inserimento lavorativo. Per facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro gli ospiti partecipano a bandi per tirocini formativi. Una volta raggiunta l’autonomia, intesa sia in senso economico che di scelta, l’équipe educativa concorda con l’ospite e il Servizio Sociale del territorio un percorso di uscita dalla struttura verso un’autonomia abitativa. Al sostegno dell’educatore si sostituisce gradualmente la relazione privilegiata con l’assistente sociale assegnata.