LA PROSTITUZIONE COATTA

Il fenomeno della prostituzione di strada in Italia si è andato affermando in seguito all’approvazione della Legge Merlin nel 1958, che andava ad abolire la regolamentazione della prostituzione e che è tuttora in vigore. Alla chiusura delle “case chiuse” e alla punizione degli sfruttatori, si andava di fatto ad affiancare una sorta di tolleranza per quelle persone maggiorenni, allora tutte italiane, che volevano continuare a prostituirsi all’aperto in modo autonomo, sebbene i reati di adescamento e favoreggiamento ne perpetrassero lo stigma sociale.

Alla fine degli anni 80 la prostituzione in strada di persone italiane andò diminuendo, e si affacciò in maniera sempre più massiccia, in Italia come nel resto d’Europa, la prostituzione migrante, definendosi come un movimento di persone dall’Est e dal Sud del mondo, in particolare da paesi coinvolti dal crollo del blocco sovietico - che si trascinò dietro ondate di instabilità politica (si pensi all’Albania), da paesi in guerra (si pensi ai Balcani), da Stati in cui il forte divario tra ricchezza e povertà alimentava le aspirazioni di benessere di chi non aveva nulla da perdere (si pensi alla Nigeria), o comunque da paesi in cui erano assenti opportunità di lavoro soprattutto per le fasce di popolazione più svantaggiate o dove il livello di povertà, di stigma, di criminalità e di violenza erano imparagonabili alle nostre periferie più degradate (si pensi al Brasile).

LE VITTIME DI TRATTA 

Quindi riguardo allo sfruttamento sessuale si è passati da un sistema di induzione alla prostituzione di tipo più “domestico” ad un sistema gestito da bande e organizzazioni criminali che operano su scala transnazionale, inizialmente con pratiche feroci e cruente ai limiti della segregazione e della tortura (si pensi al racket albanese negli anni 90), che negli anni si sono generalmente affievolite cercando il consenso delle persone sfruttate, o comunque passando da una violenza di tipo fisico ad una violenza più subdola, ma nondimeno crudele, di tipo psicologico.
Ogni gruppo di provenienza geografica ha un proprio caratteristico sistema di sfruttamento, che fonda la sottomissione su coercizioni differenti: il rito voodoo per le nigeriane, il sequestro di figli in alcuni casi per le rumene, e generalmente il ricatto e le minacce. A queste violenze si aggiungano invece il senso di riconoscenza di tante verso gli sfruttatori per averle fatte raggiungere l’Europa o i sentimenti di attaccamento nella relazione di coppia con lo sfruttatore che miscelano sopruso e gratitudine impedendo di autopercepirsi come persone sfruttate.

Attualmente dunque la prostituzione di strada riguarda per la larga maggioranza persone straniere, molte delle quali a tutti gli effetti vittime di tratta.

Perché?

  • perché l’ingresso nel nostro paese è stato organizzato da altri per guadagnare sullo sfruttamento delle loro prestazioni sessuali
  • perché quando una persona vuole prostituirsi deve venire ad accordi con bande e organizzazioni criminali che controllano il territorio e gestiscono le postazioni, cosa molto difficile per una persona da sola, straniera e soprattutto appena arrivata;
  • perché anche se una persona è consapevole di essere sfruttata, considerato il contesto in cui si colloca tale consapevolezza  la legge stabilisce che ha gli stessi diritti di una persona che è stata ingannata o che riesce a rifiutare la sottomissione, in quanto soggetto vulnerabile”

Le nazionalità maggiormente coinvolte nell’esercizio della prostituzione di strada in Toscana sono: rumena, nigeriana, brasiliana, albanese, ungherese.


SOGNO TRUCCATO